Stats Tweet

Apollonio Rodio.

Poeta epico e grammatico greco. Poche e contraddittorie sono le informazioni sulla sua vita. Fu scolaro di Callimaco ed ebbe come discepolo Tolomeo III Evergete; diresse inoltre la Biblioteca di Alessandria dopo Zenodoto e prima di Eratostene. Il soprannome di Rodio gli venne probabilmente dal fatto che sembra fosse ritornato nella patria dopo l'insuccesso ottenuto dalla pubblica lettura del suo poema Le Argonautiche. Questa opera ebbe due edizioni. Quella definitiva del 270 a.C. circa sancì la definitiva rottura con Callimaco, il maestro che non credeva possibile la rinascita del genere epico. A. volle invece scrivere un poema che in un numero minore di versi condensasse insieme le caratteristiche dell'Iliade e dell'Odissea. Egli infatti seguiva la regola di Aristotele per cui il limite giusto di un poema doveva essere tale da consentire di vedere insieme principio e fine della storia narrata. Il poema, scritto in esametri, narra in quattro libri la spedizione di Giasone e dei suoi compagni, gli Argonauti, per impossessarsi del vello d'oro. Nel racconto del viaggio A. poté dare prova della sua profonda cultura geografica e mitologica, soprattutto nelle numerose digressioni, dove trovano posto leggende eziologiche. A. seguiva di Aristotele anche le leggi di verosimiglianza e di necessità e le stesse digressioni non rompono la struttura del poema e sono ordinate secondo le regole del filosofo. Anche in questo A. si scontrava con Callimaco. Nonostante la pretesa di fare rivivere il poema epico, l'opera non presenta quella stessa intensità dei poemi omerici e il gusto alessandrino predomina e si riflette nell'attenzione alla psicologia dei personaggi e nel maggiore rilievo dato all'amore di Medea piuttosto che al guerriero Giasone. La lingua usata è quella dell'epica, non senza qualche concessione a parole ricercate o di nuova formazione. Il poema ebbe un enorme successo soprattutto a Roma, dove nel I sec. a.C. fu tradotto da Varrone Atacino, poi all'epoca dei Flavi ne fu tratto un adattamento da Valerio Flacco (I sec. d.C.). Ad esso inoltre si ispirò Virgilio per l'episodio di Didone (abbandonata da Enea come Medea lo è da Giasone) e per la struttura generale dell'Eneide. Tra le altre opere di A. si ricordano un libro in coliambi intitolato Canobo e alcuni poemetti eziologici in esametri. Durante gli anni in cui fu direttore della Biblioteca di Alessandria, egli poté infatti approfondire le sue ricerche di antiquariato, riuscendo a raggiungere una erudizione estremamente vasta in materia di leggende e tradizioni locali. Fu questo patrimonio che gli permise la redazione dei poemetti sulle origini di Naucrati, Lesbo e Rodi. Inoltre scrisse opere di grammatica, un trattato su Archiloco, e una monografia Contro Zenodoto concernente problemi omerici e nella quale criticò l'edizione che dei due poemi aveva curato il suo predecessore nella Biblioteca (III sec. a.C.).